Convegno "Youngle Context" II edizione - "Ciò che sai o ciò che sei?”

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Ciò che sai o ciò che sei?
Alessandra Colonna - Managing Founding Partner di Bridge Partners ®
 
Probabilmente oggi le aziende ti assumono ancora per quello che sai fare, ma poi ti mandano via per come lo fai. 
Ci si deve iniziare a interrogare su quanto sia vero che la conoscenza tecnica sia il solo valore aggiunto in termini di employability. 
Siamo consapevoli che il know-how tecnico insegnato oggi tra meno di tre anni sarà in parte o in tutto superato? 
Siamo consapevoli che comunque in termini di formazione tecnica e innovazione tecnologica ci sono paesi molto più avanti di noi? 
Quello che si studia oggi nelle scuole dunque come è spendibile al momento dell’ingresso nel mondo del lavoro per soddisfare le aspettative dei giovani, garantire produttività alle aziende e permettere al sistema Italia di competere? 
E soprattutto è davvero sufficiente disporre di solo know-how tecnico, per quanto di ottimo livello, per garantirsi un futuro in azienda? 
Chi stiamo “ingannando”? 
Il nostro forte sbilanciamento sui contenuti cosiddetti hard (tecnici) della formazione scolastica e universitaria appartiene a un mondo che aveva esigenze diverse e non pare oggi essere aderente alle reali e pressanti richieste del mondo del lavoro, alla sua trasformazione incessante, caratterizzata da cambiamenti che non si fa neppure in tempo a cogliere, non parliamo a metabolizzare. 
Quanto la mancanza di cultura prima e di formazione poi su capacità comportamentali strutturate pesa sul futuro dei giovani che guardano all’inserimento in un mondo del lavoro sempre più globale, complesso e competitivo? Quanto ancor si può accettare di procrastinare questo processo? 
Le soft skill non sono affatto capacità accessorie, come si è portati a pensare a causa di una maldestra trasposizione linguistica che le fa considerare tali. 
Che senso ha sapere progettare una meravigliosa macchina, ma poi non sapere come presentarla ai dei clienti, farne percepire i vantaggi dell’utilizzarla e negoziarne la vendita? 
I nostri modelli scolastici, improntati a una rigida divisione e quasi contrapposizione tra scuole tecniche e scuole di impronta umanistica hanno ancora senso? Hanno ancora validità assoluta i contenuti e le modalità di insegnamento adottate nelle scuole italiane o possono e come essere innovati? 
Hard e soft skill non si escludono a vicenda, ma si compensano: non formare i nostri giovani fin dall’età della scuola secondaria alle seconde li depriva di strumenti importanti per competere sul mercato globale, e consentire di farlo alle nostre aziende e quindi al nostro Paese. Si deve ridisegnare un modello che da una parte tenga conto del grandissimo valore dei contenuti della nostra scuola e delle modalità con cui vengono trasmessi, e che dall’altra possa supportare concretamente i giovani a vivere l’ingresso nel mondo del lavoro con maggior consapevolezza di quanto esso richieda loro e più preparati a rispondere alle sue regole e alle sue esigenze. 
E che ci piaccia o no siamo già in ritardo.

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  ultimo aggiornamento: 9-11-2016    
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