Convegno "Youngle Context" II edizione - “Soft/life Skills in Europa e negli Stati Uniti: un’analisi comparativa dello stato dell’arte”

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Soft/life Skills in Europa e negli Stati Uniti: un’analisi comparativa dello stato dell’arte
Maria Cinque - Professore associato di Didattica e Pedagogia speciale presso il Dipartimento di Scienze Umane dell’Università LUMSA di Roma
 
Molte ricerche, indagini empiriche e documenti redatti dall'Unione Europea (UE) sottolineano che le cosiddette "soft skills" sono strettamente connesse con l'occupabilità, in particolare per i giovani che entrano per la prima volta nel mercato del lavoro. Secondo tali documenti, le aziende hanno bisogno di una forza lavoro più qualificata e i giovani dovrebbero avere maggiori opportunità – durante il loro corso di studi – per sviluppare quelle competenze trasversali, quali le competenze imprenditoriali, la capacità di coping (vale a dire la capacità di affrontare problemi e difficoltà), imparare ad imparare e altre abilità (come ad esempio la capacità di lavorare in team, di comunicare in modo chiaro ed efficace, di adattarsi a diversi contesti culturali, per risolvere i problemi, per gestire i conflitti, per mostrare la forza e il coraggio in situazioni complicate o stressanti, ecc). Queste competenze sono fondamentali per una transizione di successo dall’istruzione al mercato del lavoro.
"Soft skills" è una locuzione semplice per un sistema complesso di tratti e abitudini comunemente ricercate dai datori di lavoro. Il problema principale rispetto alle “soft skills” riguarda la credenza di base che le vede come abilità innate. Tuttavia un esame più approfondito di queste competenze suggerirebbe il contrario: si tratta di compenteze che possono essere acquisite e sviluppate nel tempo. Soft skills sono abitudini - nella letteratura filosofica e psicologica sono anche chiamati virtù e punti di forza di carattere - che possono essere coltivate nel tempo più di alcuni tratti innati. Questo è il motivo per cui è importante iniziare precocemente la formazione di queste competenze. Allo stato attuale, i paesi dell'UE hanno diverse metodologie e approcci per l'insegnamento e la valutazione delle competenze trasversali. Un altro ostacolo è rappresentato dall'assenza di un linguaggio comune. Ci sono diversi modi di denominare le "soft skills" (a volte chiamate anche «competenze»), diverse definizioni, diversi modi di classificarle e raggrupparle. Solo per fare alcuni esempi: life skills (OMS, 1993); “competenze trasversali” (ISFOL, 1998); “competenze chiave per una vita di successo e un buon funzionamento della società” (OCSE, 2003); “competenze generiche” (Progetto Tuning, 2004), “competenze chiave per l'apprendimento permanente” (UE, 2006); “competenze trasferibili” (RPICViP, 2011).
Durante la presentazione esploreremo le diverse classificazioni delle soft skills e i differenti metodi per l'insegnamento e l'apprendimento delle competenze stesse, guardando da diversi punti di vista, in particolare, il pedagogico, filosofico e psicologico.
L'obiettivo finale è quello di fornire un'analisi inter-istituzionale incentrata sull'identificazione delle più importanti competenze relazionali necessarie per una transizione di successo dalla formazione universitaria al mercato del lavoro. L'analisi include un'ampia analisi della letteratura attuale sulle competenze di ”occupabilità”e le ricerche delle istituzioni, del terzo settore (non-profit), e le organizzazioni affiliate del settore provenienti da Europa e Stati Uniti, che identifica la gamma di competenze trasversali importanti per i nuovi laureati. Saranno inoltre presentati i risultati di alcuni progetti europei, svolti dal gruppo di ricerca di cui la relatrice fa parte.
Lo scopo di questa panoramica è quello di migliorare la comprensione di quali “soft skills” sono più importanti per il nuovo “lavoratore” di oggi e per indicare le aree chiave per lo sviluppo delle competenze trasversali a livello universitario
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  ultimo aggiornamento: 30-11-2016    
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